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A 100 miglia da Reno, la città del gioco d'azzardo, in una zona selvaggia nel nord del Nevada, si trova un'ampia piana ostile, nota con il nome di Black Rock Desert. Questa regione è stata costituita solo da un ampio letto lacustre prosciugato e spazzato dal vento per oltre 10.000 anni. Tranne per una sola, breve settimana all'anno, alla fine dell'estate, quando dalla terra brulla sorge una città temporanea. È il Burning Man Festival, uno dei raduni più fuori dall'ordinario del pianeta. Arso dal sole e accecato dalla sabbia, l'evento acquisisce significati diversi per persone diverse: comunità temporanea, avventura spirituale, palcoscenico per esibirsi, rave nel deserto, esperimento sociale. È anche l'incubatrice di alcune espressioni più pure di arte site-specific mai realizzate: una piovra meccanica, sputafuoco, un tempio in legno alto 15 metri, e l'"Uomo" eponimo - una scultura scheletrica che viene data alle fiamme alla conclusione del festival. Nella loro location bruciata dal sole, queste enormi istallazioni e questi happening esistono per un scopo ben chiaro: perché qualcuno voleva esprimere qualcosa. Questo libro riunisce quindici anni di immagini del Burning Man Festival raccolte dal fotografo e scrittore NK Guy. Epiche, maestose, in grado di modificare la percezione della realtà, queste immagini sono una testimonianza di uno degli eventi più espressivi e disinibiti del nostro tempo.